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UN'INDAGINE SUI DISTURBI ALIMENTARI

 

 

 

Presentiamo un progetto di prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare che ha coinvolto le classi prime del Liceo “Don Lorenzo Milani” di Romano di Lombardia (BG) ad indirizzo scientifico, linguistico e sociopsicopedagogico, dall’anno scolastico 2000/01[1].

Da decenni ormai, assistiamo alla diffusione crescente, soprattutto nella fascia adolescenziale della popolazione femminile, di disturbi del comportamento alimentare quali la bulimia e l’anoressia che, in alcuni casi, conducono i giovani alla morte. Tale progetto è inserito in un piano di prevenzione e sensibilizzazione più ampio, parte integrante del P.O.F. e rivolto a tutte le classi dell’istituto. Abbiamo privilegiato anche le dipendenze patologiche, pianificando due tipologie di interventi sulle classi seconde e terze. Inoltre, da due anni favoriamo le iniziative di sensibilizzazione e formazione al volontariato, poiché riteniamo che l’educazione al valore della solidarietà sociale possa contrastare gli aspetti scarsamente formativi delle “culture giovanili”.

Quanto ai dati raccolti dall’equipe del Centro Disturbi Alimentari di Treviglio, dal 2001 al 2004, si nota come la percentuale di alto rischio si attesti tra lo 0 e il 4. La distribuzione statistica denota una diminuzione graduale sino al 2003, con una ripresa del fenomeno nel 2004.

I dati numerici relativi a questo ultimo anno sono prossimi a quelli delle statistiche nazionali. Infatti, secondo le indagini più recenti, l’anoressia colpisce tra lo 0,5 e l’1% delle adolescenti. E’ noto che le donne sono colpite dal disturbo dalle 10 alle 20 volte più degli uomini; inoltre, se in famiglia si sono presentati casi di malattia, la possibilità di contrarla,  per parenti di primo grado, di sesso femminile, sale al 2,3%. Tale percentuale arriva al 50% nei gemelli. Il disturbo insorge, nell’85% dei casi, tra i 13 e i 20 anni, in casi diversi, tra i 10 e i 30 anni. Il decorso non è omogeneo, infatti si risolve, in alcuni casi, con un solo episodio, in altri gli episodi si ripetono nell’arco di qualche anno; più raramente, la malattia diviene cronica e conduce alla morte, determinata da un serissimo deperimento organico denominato cachessia o da una comune patologia che attacca irrimediabilmente il corpo denutrito. Occorre precisare che l’anoressia è il disturbo psichiatrico più dannoso per la persona, a causa della forte compromissione delle condizioni fisiche che determina; tra il 5 e il 20 % dei casi, interviene la morte.

Nel contesto scolastico, può essere utile sapere come aiutare una adolescente in anoressia. Gli insegnanti ed i compagni possono: comunicarle che si è molto preoccupati per la sua salute; parlarle in privato e darle la possibilità di replicare; darle il tempo di rispondere e non assumere un atteggiamento giudicante; focalizzare l’attenzione sui problemi, quali l’isolamento sociale della compagna o allieva e non sul cibo o sul peso corporeo; invitarla a recarsi presso un Centro Disturbi Alimentari; informarsi sugli specialisti e consigliarli alla persona. Le finalità sono così individuabili:

·          sensibilizzare i ragazzi temi alle corrette abitudini alimentari,

·          confrontare i giovani con i modelli socio-culturali di immagine corporea,

·          informare sui rischi conseguenti a una alimentazione scorretta e sulle malattie ad essa correlate.

 

Gli strumenti utilizzati per condurre la rilevazione sulla presenza di fattori di rischio nei confronti dei disturbi alimentari sono stati due: la scala EAT-12 e un questionario dell’ANDID. Il primo (Eating Attitudes Test) è un questionario a sei opzioni graduate da “mai” a “sempre”. È stata utilizzato il modello a 12 item, ma esistono anche quelle a 26 e a 40 item[2], il test è il più usato nel mondo per misurare i sintomi e le preoccupazioni caratteristiche dei disturbi dell’alimentazione e della propria visione del corpo. L’EAT-12 è così strutturato:

 

Categoria Dieta: misura il desiderio di perdere peso e la spinta a dimagrire

Item n. 1: Sono ossessionato dal desiderio di essere più magro

Item n. 2: Cerco di stare a dieta

Item n. 3: Mi sento a disagio, agitato, quando ho mangiato dei dolci

Categoria Bulimia: riguarda la tendenza a perdere il controllo nei confronti del cibo, a cui viene data molta importanza

Item n. 5: Dopo aver mangiato sento l’impulso di vomitare

Item n. 6: Quando sento che, durante il pasto, potrei non riuscire a fermarmi, continuo a mangiare fino ad abbuffarmi

Item n. 7: Dedico troppo tempo e troppi pensieri al cibo

Item n. 8: Sento che il cibo controlla la mia vita

Categoria Controllo orale: valuta l’eccesso di controllo nell’assunzione di cibo

Item n. 9: Taglio il cibo in pezzi molto piccoli

Item n. 10: Impiego più tempo degli altri a consumare i miei pasti

Item n. 11: Gli altri pensano che io sia troppo magro

Item n. 12: Sento che gli altri vorrebbero costringermi a mangiare

 

Il secondo strumento è un questionario dell’ANDID[3] (Associazione Nazionale Dietisti) a 11 domande finalizzato all’individuazione delle abitudini alimentari dei ragazzi con restituzione compresa in tre categorie “corretto comportamento alimentare”, “presenza di abitudini alimentari non totalmente scorrette” e “adozione di una dieta poco sana ed equilibrata”.

 

Attività

 

Gli incontri, di 90 minuti ciascuno, si sviluppano in due diverse giornate. Nella prima sono somministrati i due questionari ed interviene un dietologo dell’ASL sulla tematica dell’alimentazione equilibrata, dei falsi miti delle diete, dell’alimentazione in caso di attività sportiva.

Nel secondo incontro sono restituiti i test ed interviene lo psichiatra responsabile del Centro Disturbi Alimentari sulle cause psicologiche dei disturbi alimentari, allo scopo di prevenirli. Gli incontri hanno avuto secondo la seguente scansione:

Un gruppo ha lavorato sul confronto e sull’analisi dei comportamenti e dei pensieri ad essi connessi, sul concettosi di autostima attraverso rinforzi reciproci di gruppo. Altri hanno lavorato sul proprio corpo proponendo ai ragazzi di rappresentare se stessi attraverso la rappresentazione antropomorfica di un animale e la rappresentazione fisico-emozionale di un oggetto per favorire il racconto di sé. Tali performance hanno favorito una discussione  tra l’immagine di sé reale/ideale, il piacersi/non piacersi. Un terzo gruppo ha analizzato i gesti quotidiani rivolti al proprio corpo, l’importanza di esso nel rapporto con gli altri. Le storie di soggetti con disturbi alimentari hanno stimolato i vari gruppi a evidenziare le caratteristiche della persona e le sue emozioni.

Dalle attività di gruppo sono emersi i seguenti dati:

 

I risultati del test

 

Il test EAT-12 ha evidenziato una percentuale di alto rischio di comportamento alimentare scorretto tra lo 0 e il 4% nei diversi anni e di basso rischio tra il 6 e il 19%.

 

 

  % basso rischio % alto rischio
ANNO TOTALE MASCHI FEMMINE TOTALE MASCHI FEMMINE
2001 13 9 15 4 0 4
2002 19 14 20 2 0 2
2003 7 0 9 0 0 0
2004 6,1 2 7,4 0,5 0 0,6

 

La categoria che desta maggior preoccupazione in tutti gli interventi è quella della dieta, quella che, al contrario, non riscuote risposte è quella della bulimia. Le femmine sono più preoccupate per la dieta, i maschi per il controllo orale (lentezza nel consumare i pasti e giudizio degli altri sul proprio peso). Dal questionario ANDID emerge un’alimentazione corretta nel 66% dei soggetti.

 

 

 

(1) Cfr. G. Odone, A. Ferranti, V. Vertus, M. Carfagno, “Abitudini alimentari, immagine corporea, rischio di DCA indagato mediante EAT-12 in una scuola media superiore, in “Rivista Alimenti e Comportamenti”, 1, 2005.

(2) Una copia dell’EAT può essere ottenuta da Garner D. M., Dalle Grave R., Terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione, Verona, 1999, Positive Press.

(3) Sito web www.dietistiandid.it.