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È il 27 dicembre 1947. Il Presidente provvisorio della Repubblica Enrico De Nicola firma il testo della costituzione come approvato dall’Assemblea Costituente. Alla sinistra del tavolo assiste il Presidente dell’Assemblea Umberto Terracini. Alla sinistra c’è il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi.
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LA NOSTRA COSTITUZIONE
La
Costituzione è la legge fondamentale di ogni Stato democratico.
Da essa derivano tutte le leggi che regolano la vita del paese. La
Costituzione disciplina l’organizzazione dello Stato, il suo
funzionamento, garantisce i diritti e stabilisce i doveri dei cittadini,
detta i principi fondamentali della convivenza civile. La nostra Costituzione è entrata in vigore il I
gennaio 1948, dopo un anno e mezzo di gestazione. Le sue basi create dai cittadini e dalle forze
politiche antifasciste che in modi diversi nelle varie parti d’Italia,
si proposero prima, lottarono poi contro il fascismo e l’occupazione
militare tedesca, per la riconquista della libertà e della democrazia. |
LO
STATUTO ALBERTINO
L’Italia aveva già una sua costituzione che ereditò
al momento del compimento dell’unità nazionale dal regno di Sardegna e
del Piemonte. Il piccolo Stato la ottenne da Carlo Alberto di Savoia
il 4 marzo 1848 in seguito ai moti popolari che richiedevano riforme
politiche. Quella Costituzione, denominata Statuto
Albertino si differenziava dalla nostra soprattutto perché era una
costituzione concessa dal re e non proclamata direttamente dal
popolo attraverso i suoi
rappresentanti. Essa, come tutte le leggi fondamentali che regolavano le monarchie
costituzionali, non poneva al centro dello Stato il popolo sovrano,
bensì il re e, contrariamente invece alle monarchie assolute,
consentiva al popolo di partecipare alle decisioni concernenti lo Stato
attraverso l’istituzione di un parlamento non eletto però
a suffragio universale. Lo Statuto Albertino concluse la sua esistenza
nella sostanza, anche se non nella forma, con l’avvento del fascismo che
lo svuotò di gran parte dei contenuti riorganizzando lo Stato mediante
proprie leggi. |
La monarchia fu accusata dai partiti antifascisti di aperta collusione con il fascismo. Qui vediamo, in una foto delle tante manifestazioni ufficiali, il dialogo fra re Vittorio Emanuele III e il capo del fascismo, Benito Mussolini. |
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Pietro Bagaglio (foto a sinistra), fu il primo capo del governo dopo le dimissioni e l’arresto di Mussolini in seguito al voto di sfiducia del Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio 1943.presiedette anche il pirmo governo di Unità nazionale. Nel 1944 gli succedette, su richiesta dei partititi antifascisti, Ivanoe Bonomi (foto a destra).
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I
GOVERNI DI QUEGLI ANNI
Alla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943 le forze politiche antifasciste diedero vita ad un governo detto di Unità nazionale presieduto da Pietro Badoglio, a cui successe nel 1944 Ivanoe Bonomi. Proprio sotto la presidenza di quest’ultimo, il 25 giugno 1944, il Governo varò il vero e proprio atto di nascita di quel che poi sarà il nuovo ordinamento democratico del nostro Paese, affermando che: “dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano, che a tal fine eleggerà, a suffragio universale, diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato”. La lotta di liberazione del nord dell’Italia, l’avanzata delle truppe alleate nel resto del Paese con la partecipazione attiva dei cittadini portò il 25 aprile 1945 all’insurrezione nazionale e alla liberazione del Paese. A livello politico si susseguirono altri governi di Unità nazionale presieduti da Ferruccio Parri, del Partito d’Azione, prima e da Alcide De Gasperi, della Democrazia Cristiana poi. Come si è detto, caratteristica essenziale di questi governi, era la partecipazione dei rappresentanti di tutti i partititi antifascisti, dal Partito comunista al Partito Liberale. |
A
DECIDERE SARANNO
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Ecco come titolavano tre giornali di partito all’indomani dell’abdicazione di Vittorio Emanuele III. Appare evidente il giudizio negativo dei te maggiori partiti sull’operato dei Savoia a sostegno del fascismo.
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Tutto è pronto a Palazzo Montecitorio per l’insediamento del primo Parlamento liberamente eletto dal popolo dopo la dittatura fascista.
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S’INSEDIA
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LE
PRIME LIBERE ELEZIONI
Il 2 e 3 giugno 1946, ventiquattro milioni di italiani si recarono alle urne. Furono loro consegnate due schede: una per il referendum tra monarchia e repubblica, l’altra per scegliere i primi deputati dell’Italia libera che formarono l’Assemblea Costituente, con il compito, appunto, di scrivere la nuova Costituzione Italiana. Vinse la repubblica con 12.717.923 voti contro la monarchia che ne ottenne 10.719.284. Il 14 giugno 1946, Umberto - definito il "re di maggio” poiché regnò un mese solo – lasciò l’Italia e in attesa dell’elezione del Presidente provvisorio della Repubblica Italiana, l’allora capo del Governo, Alcide De Gasperi, assunse anche le funzioni provvisorie di capo dello Stato. Il computo dei voti per l’elezione dell’Assemblea Costituente prodezze i seguenti risultati nella composizione dell’assemblea: |
Dopo giorni di ansia l’annuncio ufficiale: è Repubblica!
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Democrazia Cristiana Partito Socialista Partito Comunista Unione democratica Nazionale Fronte dell’Uomo Qualunque Partito Repubblicano Blocco nazionale Libertà Partito d’Azione Movimento per l’Indipendenza Sicilia Altri |
207 seggi 115 seggi 104 seggi 41 seggi 30 seggi 23 seggi 16 seggi 7 seggi 4 seggi 7 seggi |
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È il 25 giugno: l’Assemblea costituente si insedia
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Se vuoi consultare il testo
della costituzione puoi consultare vari siti, per esempio: |